La Poesia e le Arti sorelle

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di  Nuccia Miroddi

Le arti non conoscono barriere, steccati, non sono monadi chiuse, ma presentano affinità, corrispondenze. Diverso è lo strumento della comunicazione: parola-poesia, suono-musica, colore – pittura, movimento-danza, ma comune è l’oggetto: reale, fantastico, emotivo, affettivo, storico, sociale; comune l’impulso creativo del sentire; uguali le finalità: addolcire, dirozzare gli animi, educare ai buoni valori, consolare, denunciare, aggregare, in particolare nei momenti di crisi, quando gli egoismi e i particolarismi tendono a prevalere.

Le voci sono strumenti per suonare i versi, che delineano un quadro reale-illusorio, immagini che vogliono scandagliare il mistero, i sogni, le angosce dell’uomo. Pittori scelgono la poesia per dipingere le loro visioni Poeti scelgono la pittura per comunicare le loro emozioni Musicisti scelgono la poesia per cantare sensazioni.

Il testo poetico dipinge e canta, crea immagini e produce suoni. Ha una musicalità interna affidata a figure di suono, a rime, assonanze, consonanze. La sinestesia, caratterizzata dall’accostamento di termini che coinvolgono sensi diversi, è la figura retorica più rappresentativa dell’operare artistico e con efficacia esprime la relazione tra i linguaggi dell’arte, caratterizzante della poesia del XX secolo.

Il famoso “urlo nero” quasimodiano implica il coinvolgimento dell’udito-urlo e della vista-nero, quindi parola-immagine, musica-pittura. Il concetto delle arti- sorelle, l’interesse per la forza espressiva delle immagini e per la relazione tra parola-immagine sono molto antichi. Noto è l’aforisma di Simonide di Ceo, poeta greco del VI secolo a.C., “la pittura è poesia e la poesia è pittura parlante”. Orazio, poeta augusteo del I secolo a.C., dichiara al verso 361 dell’Epistola ai Pisoni “poesia ut pictura”, per dire che “la poesia è come un quadro” o “un quadro è come una poesia”. Ad Orazio si richiama il Parini, per il quale la poesia è “dipingere in versi le cose”.

Il rapporto tra le arti trova uno straordinario sviluppo nella seconda metà dell’Ottocento.

Baudelaire, il padre del Simbolismo francese, in Corrispondenze dice: “E’ un tempio la Natura…. la attraversa l’uomo/ tra foreste di simboli dagli occhi/ familiari. I profumi e i colori/ e i suoni si rispondono come echi/ lunghi che di lontano si confondono/in unità profonda e tenebrosa,/vasta come la notte e il chiarore.”

Baudelaire

Paul Verlaine in Art Poetique scrive: “Musica prima di tutto… e tutto il resto è letteratura”.

Verlaine

                                                                                                         Paul Verlaine

Poesia, pittura, musica talora coesistono nello stesso artista. Una testimonianza letteraria in tal senso è La Scapigliatura, movimento artistico sviluppatosi tra gli anni Sessanta e Settanta del XIX secolo, in particolare a Milano, in cui il poeta era anche pittore, come Emilio Praga, autore di Tavolozza e Penombre, o musicista, come Arrigo Boito, autore dell’opera in musica Mefistofele e librettista delle opere verdiane Otello e Falstaff.

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                                                                                                               Arrigo Boito

Rivoluzionario è il Futurismo nella prima metà del XX secolo, che esalta il movimento, la velocità, rifiutando la staticità, il passatismo. Il linguaggio diviene un palcoscenico di impulsi, i segni son trattati alla stregua di acrobati che esibiscono la destrezza e la velocità con cui si produce la sorpresa, destabilizzando i generi e la comunicazione e contrapponendo pratiche artistiche minori all’arte da museo. L’esperienza artistica si condensa nell’accostamento imprevisto di elementi dinamizzati e il linguaggio si fa erogatore di sensibilità elettrizzata. Le formule “Parole in libertà” e “Immaginazione senza fili” esprimono lo scardinamento della struttura logico-sintattica. Per Eugenio Montale la poesia è “parole in musica”.

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                                                                                                         Eugenio Montale

 Il rapporto tra musica e pittura è analizzato in particolare dal pittore russo V. Kandinskij, padre dell’astrattismo, il quale, laureato in giurisprudenza e docente di diritto, a trent’anni viene affascinato da un quadro di Monet e si dedicherà alla pittura. Studia musica e suona il violino. Elabora una teoria artistica che, partendo dall’analogia tra suono e colore, giunge a prospettare un’opera d’arte sintetica, fondata organicamente su tutte le arti. Infatti il tratto più affascinante di questo artista è la compenetrazione consapevole e voluta tra le varie forme d’arte, influenzato anche da Wagner, che considera poesia, pittura e musica, componenti di un unicum espressivo. Kandinskij è pittura e musica, ma anche poesia.

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                                                                                                              V. Kandinskij

Nell’opera “Lo spirituale nell’arte” paragona i colori a strumenti musicali: il giallo, dotato di follia ricca di vitalità, viene paragonato al suono della tromba; il rosso, che è caldo, vivo, irrequieto, al suono di una tuba; il verde, che è mobilità in assoluta quiete, ai suoni di un violino; il blu, che è il colore del cielo, è profondo ed è associato al suono del violoncello. Suggestiva e motivo di riflessione è la sua poesia “Vuoto” : “Sinistra, in alto nell’angolo, un puntolino. Destra, nell’angolo in basso, altro puntolino. E al centro niente di niente. E niente di niente è tanto, tantissimo. In ogni caso assai più di qualcosa”. Interessanti sono i versi del cantautore ligure Fabrizio De Andrè, che sottolineano il rapporto tra poesia e musica “La poesia è musica dell’anima… Tutto possiede in sé della poesia. I poeti altro non sono che dei musicisti che suonano le melodie che provengono dal cuore, con strumenti diversi da quelli convenzionali… Uomini che sanno trarre dalle cose un significato profondo, un afflato sensibile solo a pochi, non percepibile da tutti e lo trasformano in parole… Alchimisti dell’anima Per me poesia è sintesi di pittura e musica, di immagini e suoni attraverso il pennello strumento della parola. E’ pittura, perché attraverso la descrizione fa vedere con l’immaginazione le cose; è musica, perché attraverso la recitazione è suono, ritmo, armonia o disarmonia. Oggi sempre più frequenti sono i convegni e gli spettacoli il cui tema sono le affinità e la contaminazione delle arti. Poesia, pittura e musica sono generi diversi nel “modus comunicandi”, nello strumento della comunicazione, ma accomunati dalla “vis sentiendi”, dalla forza del sentire, impulso essenziale della creatività artistica.

ATMOSFERE INUSUALI E COINVOLGENTI

Recensione recital del 9 gennaio 2016 presso il Teatro Comunale di Ferrara

Mara Paci, Soprano

Salvatore Margarone, pianoforte

Recensione di Federico ScatamburloDSC_2185.JPG

http://www.lideamagazine.com/atmosfere-inusuali-e-coinvolgenti-recensione-del-recital-di-salvatore-margarone-e-mara-paci-a-ferrara/

Comunicato Stampa Teatro Comunale di Ferrara

Sabato 9 gennaio, ore 17 – Ridotto del Teatro 
 
Salotto Incanto
Appuntamento a cura del Circolo Frescobaldi Amici della Musica, sabato 9 gennaio alle 17 al Ridotto del Teatro.  La popolare soprano cittadina Mara Paci e il pianista e musicologo Salvatore Margarone proporranno al pubblico un pomeriggio vocale all’insegna della ricchezza culturale e varietà d’ascolto: romanze da camera di Tosti, arie tratte da opere di Ponchielli e di altri autori dell’Ottocento italiano, e un consistente nucleo di Lieder di Schubert, Liszt, Ciakovsky, Strauss e Wagner, quest’ultimi individuati come tributo all’imminente rappresentazione di “Tristan und Isolde”, prevista al Comunale il 14 e 17 gennaio. Un programma che riflette pienamente l’eclettismo dei due esecutori: Mara Paci ha studiato col baritono Paolo Coni e da anni alterna attività solista in campo cameristico e operistico. Salvatore Margarone, catanese di nascita, è organista, compositore e pianista specializzato nel repertorio liederistico Negli ultimi anni si è occupato di musicologia, pubblicando tra gli altri la monografia “Richard Strauss, uomo e musicista del suo tempo”. Attualmente è impegnato nella stesura del nuovo volume “Il Melodramma” dalle origini ai giorni nostri, ed una biografia su Sergej Rachmaninoff e la scuola russa.
Ingresso libero.

Johannes Brahms: la ricerca di uno stile.

By Salvatore Margarone

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Johannes Brahms (Amburgo 1833 – Vienna 1897) è tra gli illustri compositori tedeschi del XIX secolo.

Dai primi rudimenti musicali appresi dal padre, suonatore di contrabbasso, passò velocemente allo studio del pianoforte con F.W. Cossel. La sua capacità di apprendimento nel campo musicale gli permise, sin da giovanissimo, di guadagnarsi un posto in alcune orchestre locali, nelle quali ha imparato l’arte dell’accompagnamento, nonché di approfondire lo studio della composizione con E. Marxsen.

Già a vent’anni accompagnava il famoso violinista R. Reményi in alcune tournée, e grazie a quest’ultimo, conobbe il violinista, direttore d’orchestra e compositore tedesco J. Joachim che, già famoso, lo introdusse nei più influenti circoli musicali tedeschi dell’epoca.

In questi circoli ebbe la fortuna di incontrare Franz Liszt a Weimar (1853) che, dai documenti giunti a noi fino ad oggi, pare lo lasciò quasi del tutto indifferente. Cosa contraria invece avvenne per l’incontro con Robert Schumann a Düsseldorf. quest’ultimo, vedendo in Brahms una sorta di antidoto alla corrente progressista rappresentata da Liszt e Wagner, in un vigoroso articolo sulla “Neue Zeitschrift für Musik” di quell’anno, lo segnalò al pubblico come una promessa della nuova generazione musicale.

Gli anni che seguirono furono dedicati, con devozione, all’amica Clara Schumann, alla quale rimase costantemente vicino durante l’inguaribile malattia del marito Robert (1854-56).

In questo stesso periodo Bramhs, , fino ad allora rimasto nell’ambito dei Lieder e delle composizioni per pianoforte, incoraggiato sempre più dall’amico Joachim, allo scopo di allargare il suo orizzonte tecnico-stilistico, coltivò esercizi di contrappunto e si accostò alla tecnica orchestrale. Iniziò così un periodo fecondo nel quale nacquero capolavori come i 2 Quartetti con pianoforte op.25 e op. 26, composizioni sinfonico-corali, come il Requiem Tedesco ed il Canto del Destino, che più tardi avrebbero fatto da trampolino di lancio alla Sinfonia vera e propria.

In Brahms si nota una consapevole gradualità nell’affrontare le diverse forme musicali in cui cimentarsi, il Nostro va infatti dalle più semplici a quelle sempre più complesse, facendo emergere così una consapevole ascesa nella gerarchia dei suoi valori musicali, al cui vertice troviamo la Sinfonia.

La sua devozione all’ideale della forma, le cui radici affondano nell’eredità lasciata da Beethoven, trovandosi al di qua di quella soglia romantica, e la sua fiducia che la musica possegga autonomamente, in assoluto, i germi della propria espressione, finirono col costringere Brahms a ricoprire  il posto di capo del partito antiwagneriano e dei classicisti. In realtà Bramhs era alieno ad ogni forma di polemica; ciononostante, la polemica sopravvisse ai suoi maggiori protagonisti, trovando anche, dopo la morte di Wagner, una sorta di variante alla contrapposizione fra Bramsh e Bruckner.

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Solo molto più in là si cominciò a capire che ciò che accomuna Brahms al romanticismo è più importante di ciò che lo separa, e a considerare, in tal modo, la sua opera come l’altro versante di un’unica realtà espressiva.

Nell’attività creativa di Brahms, la composizione pianistica, come fu per Beethoven, costituì una costante essenziale su cui preparare gli strumenti indispensabili per affrontare altri generi; di questi anni (1852-53) è il Primo Concerto per Pianoforte, e seguirono a ruota i suoi capolavori: Le Variazioni su un tema di Paganini op.35 e le Variazioni su un tema di Häendel op.24; a dieci anni di distanza prendono corpo anche le Variazioni su un tema di Haydn op.56 in una doppia versione, per orchestra e per pianoforte a 4 mani.

Del 1858-69 sono le 21 Danze Ungheresi op.35 per pianoforte a 4 mani, avvolte da quella vena popolare delle copiose raccolte di Kinderlieder (canzoni infantili)  per canto e pianoforte (1858) e di Volkslieder (canzoni popolari) per coro a cappella o per voce e pianoforte (1858, 1864, 1894).

Nell’ultimo periodo, cioè quello che va dal 1878 al 1897, Brahms può pienamente compiere il suo desiderio verso la Sinfonia, approcciando al pianoforte Capricci, Intermezzi e Rapsodie, solamente come una sorta di confessione pianistica.

Sono del 1877 e del 1878 la Prima e Seconda Sinfonia, rispettivamente op. 68 e op. 73, e le 2 Ouvertures per orchestra op. 80 e 81 (l’Accademica e la Tragica); troviamo anche Quartetti e Quintetti, oltre che alla Sonata per violoncello e pianoforte op.99; la Terza e la Quarta Sinfonia op. 90 e 98; in ultimo si ricordano le Sonate per violino e pianoforte op. 78,100 e 108, i Trii dell’op. 87 e 101,  i due Quintetti op.114 e 115, e le due Sonate per clarinetto e pianoforte op.120, che sono caratterizzate da una straordinaria pregnanza espressiva e da un’inquietudine armonica e timbrica, dove si denotano le ultime e forse più alte espressioni di tutta l’arte brahmsiana.

Ascoltando le sue opere possiamo dunque osservare quanto Brahms sia stato molto più vicino a Wagner che a Beethoven di quanto egli stesso pensasse, per la tortuosità e l’ampiezza dei giri armonici, soventemente spinti alle estreme possibilità tonali (come faceva Wagner del resto) e mai rigidamente conclusivi.

Perla del tardo romanticismo tedesco, Johannes Brahms rimarrà un autore fondamentale di transizione di un’epoca intramontabile che sfocerà, di lì a breve, in scombussolamenti tonali e formali che vedranno emergere compositori di spicco, tra cui l’ormai celeberrimo Richard Strauss, le cui innovazioni stilistico-armoniche, ancora oggi si ascoltano molto volentieri nelle composizioni.

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Franz Liszt: L’Ungherese Virtuoso Del Pianoforte.

Franz Liszt: l’Ungherese virtuoso del pianoforte.

Franz Liszt nasce a Raiding, Ungheria, nel 1811, compositore e pianista virtuoso si distinguerà dai coevi per le sue spiccate doti musicali, divenute oramai memorabili. La sua vita è uno dei romanzi più emozionanti della storia della musica: virtuoso senza pari in tutto il corso della sua vita, soprattutto in gioventù, fu circondato da un’aura di artista geniale, violentemente diviso tra estasi mistica e estasi demoniaca.
Studente a Vienna  di Carl Czerny e Antonio Salieri, le sue performance causarono scalpore e lo portarono a trasferirsi con il padre a Parigi dove, nel 1825,  presentò il suo unico catalogo d’opera, Don Sanche, ou Le Château d’amour, accolta con poco entusiasmo dal pubblico parigino che lo considerò, più che un grande compositore, soltanto un pianista prodigio.
Nella capitale francese incontrò due dei musicisti che influenzarono molto la sua formazione musicale: il compositore Hector Berlioz con la sua Symphonie Fantastique e, in misura ancor maggiore, il violinista Niccolò Paganini. L’udire quest’ultimo in un recital, nel 1831, fu una vera e propria rivelazione per il giovane virtuoso, il quale ricevette un imprinting di carattere violinistico nel suo modo di suonare: da quel momento, l’obiettivo di Liszt venne raggiunto al pianoforte con effetti sorprendenti, riuscendo ad estrarre Paganini dal suo violino. E vi riuscì soprattutto nei fatidici Studi di esecuzione.

liszt1dante_Liszt Idolo dei salotti parigini, risale all’anno 1834 la sua relazione con Marie d’Agoult, Comtesse de Flavigny, da cui avrà sua figlia Cosima, futura moglie del direttore d’orchestra Hans von Bülowprima, e Richard Wagner più tardi.
La sua carriera musicale, nel frattempo, continuò in modo inarrestabile e nel 1848  ottenne la carica di maestro di cappella di Weimar, una città diventata nel frattempo un punto di riferimento per la diffusione della musica più avanzata del suo tempo, soprattutto per Wagner e Berlioz, che li ha visti, nel loro debutto, rispettivamente con ilLohengrin  e  il Benvenuto Cellini.
Fino ad allora la produzione di F. Liszt fu limitata quasi esclusivamente ad un unico strumento: il pianoforte; i suoi anni a Weimar segnarono l’inizio della sua dedizione alla composizione di grandi lavori orchestrali, tra cui le sinfonie Faust eDante; i suoi più famosi poemi sinfonici Tasso,Preludi,Mazeppa, Prometeo, Orfeo e le versioni finali dei suoi due concerti per pianoforte e orchestra.
Listz è stato il più prolifico compositore in termini di nuove opere, favorite dal fatto che il musicista aveva deciso di abbandonare la sua carriera di virtuoso per concentrare il suo tempo esclusivamente alla creazione di nuove composizioni.

1Franz Liszt playing on his Bechstein concert grand piano at his appartment in Weimar

faust_LisztTuttavia, nel 1858, a seguito di alcuni conflitti e intrighi con le autorità giudiziarie e il pubblico, fu costretto a dimettersi dalla carica ricevuta a Weimar. L’ultima fase della sua vita fu dominata da un profondo sentimento religioso che lo portò a ricevere, nel 1865, gli ordini minori. Da quel momento iniziò a scrivere una serie di composizioni sacre, tra le quali brillano di luce propria gli oratori La leggenda di Santa Elisabetta d’Ungheria e Christus. Mai come da quel momento, l’abate Liszt è stato conosciuto ed apprezzato, non perdendo però mai il suo gusto per i piaceri terreni.
Il suo contributo alla storia della musica si può riassumere in due aspetti: da un lato l’aver strutturato le risorse tecniche di scrittura e di interpretazione pianistica estese, dall’altro l’aver dato un impulso determinante alla musica a programma, cioè a quella musica che nasce da una ispirazione extra-musicale, sia essa letteraria o pittorica.
dante_lisztPadre del poema sinfonico, la sua influenza è stata decisiva in questo campo, tanto da spianare il lavoro a musicisti successivi come Smetana, Saint-Saëns,Franck e soprattutto Richard Strauss, il quale ne farà una forma musicale perfetta.
Non meno interessante è la novità del suo linguaggio armonico, in cui audaci cromatismi anticipano alcune caratteristiche della musica del suo amico Richard Wagner e anche dei membri della Seconda Scuola Viennese.
Si ricordano, infine, tra la sua sterminata produzione, le trascrizioni fatte da Liszt delle “Parafrasi” di Opere Liriche come: Lucia di Lammermoor, Ernani, Rigoletto, Trovatore, ecc…, opere nelle quali si riscontrano il gusto ed il compiacimento di Liszt per un genere nel quale lo stesso non si cimentò granché, a parte il primordiale esperimento sopracitato; le 19 Rapsodie Ungheresi, dove emerge tutta la sua vitalità popolaresca e il diletto virtuosistico per la tastiera del suo strumento preferito; le Armonie poetiche e religiose del 1845-52; gli Studi Trascendentali del 1851; gli Anni di pellegrinaggio del 1867-77;  le trascrizioni per pianoforte di Lieder di Schubert, Beethoven, Schumann, Mendelssohn, ecc… .
parafrasi_Liszt Liszt fu un poeta del pianoforte, un compositore che aspirava alla platealità, in netta contrapposizione con un suo coevo polacco F. Chopin, che invece, nella sua musica, amava l’intimità. Tutte queste caratteristiche rendono Franz Liszt un musicista rivoluzionario ed unico nel suo genere, ricco di contrasti violenti e di inconfondibili linee melodiche che, ancora oggi,  i pianisti talentuosi affrontano con non poche difficoltà, dati i tecnicismi con cui sono costruite tutte le sue irripetibili composizioni.
Morirà a 75 anni di polmonite a Bayreuth, Germania, nel  1886.

 

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