“Statue d’acqua”: le poesie di Marina Agostinacchio

 

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9 Dicembre 2015 ore 21, Padova – Fornace Carotta, Presentazione del libro : “Statue d’acqua” di Marina Agostinacchio.

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Richard Strauss -Uomo e musicista del suo tempo

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Lo scorso anno 2014, esattamente un anno fa, usciva il mio ultimo libro “Richard Strauss – Uomo e musicista del suo tempo” edito dalla Casa Musicale Eco di Monza.

In occasione del 150° anniversario della nascita di questo mirabile compositore, ho voluto sfidare me stesso in questa impresa… direi che mi è riuscita, visti i risultati ottenuti a distanza di solo un anno!

Mi ha dato tantissime soddisfazioni, tante recensioni positive, tante presentazioni con recital di Lieder di R. Strauss in Italia… repertorio da me amato!

Adesso sono quasi pronto per la prossima avventura editoriale su S.Rachmaninoff… che uscirà a breve… vi terrò informati naturalmente…

Intanto vi consiglio Richard Strauss…:-) dove? in libreria! (Mondadori, La Feltrinelli, IBS Store, Amazon, ecc…)

Buona lettura!

Salvatore Margarone

http://www.casamusicaleeco.com/shop/it/libri/738-richard-strauss-9788860535009.html

Antonio Vivaldi: il “Prete Rosso” padre della Sinfonia

Antonio Vivaldi: il “Prete Rosso” padre della Sinfonia

di Salvatore Margarone

 

Antonio Lucio Vivaldi (Venezia 1678 – Vienna 1741)  fu compositore e violinista italiano del periodo Barocco che, grazie al suo abbondante lavoro, esercitò una forte influenza sullo sviluppo musicale dell’epoca e portò ad un consolidamento stilistico di una delle forme musicali più in voga dell’epoca: la sinfonia.

Poco si conosce circa l’infanzia di Antonio. Fu figlio del violinista Giovanni Battista Vivaldi, grazie al quale, sin da piccolo, iniziò a cimentarsi nell’arte musicale. Antonio Vivaldi intraprese presto anche la carriera ecclesiastica e fu ordinato sacerdote nel 1703;  solo un anno più tardi, “il Prete Rosso” (nome affibbiatogli per il colore dei suoi capelli), fu costretto a rinunciare alla celebrazione della Santa Messa a seguito di una malattia bronchiale, forse l’asma.

Negli stessi anni (1703-04) Antonio divenne professore di violino presso il Pio Ospedale della Pietà, istituzione veneziana dedicata all’educazione musicale delle giovani orfane. Collegato ad esso per anni, molte delle sue composizioni furono eseguite prima di tutto dalla stessa orchestra femminile. In questo contesto nacquero i suoi primi lavori come le Suonate da camera op. 1 pubblicate nel 1705, e i dodici concerti che compongonoL’Estro Armonico Op. 3  pubblicati ad Amsterdam nel 1711.

Anche se  tali composizioni appaiono, ad un primo approccio, sotto la forma del “concerto grosso”, vivacità e fantasia d’invenzione, dato che tendono verso una concezione individualista, ne superano lo schema e prendono quindi la direzione del “concerto solista”, successivamente ancor più definita nei dodici concerti intitolati La Stravaganza Op.4. Questi ultimi,  strutturati in tre movimenti (Allegro –Adagio – Allegro), risultano, quasi esclusivamente, composizioni omofoniche, leggere e veloci, con modulazioni dinamiche ed espressive, inclini allo sviluppo del suo creatore, e sono fonte di nuove emozioni nel processo d’ invenzione.

Furono proprio questi componimenti che diedero ben presto grande fama ad  Antonio Vivaldi  in tutta Italia, che si diffuse molto velocemente nel resto d’Europa; questa non riguardava solo le sue composizioni ma anche, e non da ultimo, il violinista che egli rappresentava tra i  grandi virtuosi del suo tempo. Basta osservare le difficoltà delle parti soliste dei suoi concerti o sonate da camera per avvertire il livello tecnico raggiunto dallo stesso in questo campo.

Vivaldi fu autore prolifico non solo di  musica nel genere del Concerto, ma anche  di molta musica da camera, vocale e operistica. Famoso soprattutto per  i suoi quattro concerti per violino e orchestra riuniti sotto il titolo de  Le Quattro Stagioni, la cui fama ha eclissato le altre sue opere dello stesso valore, se non di più, di per sé Vivaldi è  uno dei più grandi compositori del periodo barocco, promotore della cosiddetta  scuola veneta, a cui  appartengono anche Tommaso Albinoni e i fratelli Benedetto e Alessandro Marcello e, di pari passo, con la qualità e l’originalità del loro contributo, i suoi contemporanei Bach e Haendel.

Conosciuto e ricercato, l’ambito dell’opera era l’unico genere che garantiva grandi profitti per i compositori del tempo; infatti, Vivaldi stesso ne fu attratto, anche se la sua condizione ecclesiale gli  impedì di affrontare tale genere, inizialmente considerato troppo banale e poco edificante. In realtà, i suoi superiori rimproverarono a Vivaldi sia la sua poca dedizione al culto sia i suoi costumi lassisti.

Immerso nel mondo del teatro, come autore e imprenditore, produrrà Ottone in Villa (1713), che fu la prima opera di Vivaldi di cui si ha notizia; seguirono titoli come Orlando Furioso, Armida al campo d’Egitto, Tito Manlio e L’Olimpiade, oggi, purtroppo,  rappresentate solo sporadicamente nei teatri.

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Musicista di fama, raggiunse il picco a metà della sua vita con la pubblicazione dei suoi più importanti componimenti strumentali, Il cimento dell’armonia e dell’inventione Op.8 e La cetra Op. 9. La prima raccolta fu pubblicata ad Amsterdam nel 1725 e conteneva un totale di 12 concerti, di cui i primi quattro per violino intitolati Le Quattro Stagioni, che, ad oggi, rimangono le migliori composizioni e le più famose di tutto il lavoro; la seconda raccolta, composta anch’essa da 12 concerti, fu dedicata all’Imperatore d’Austria Carlo VI e pubblicata due anni dopo nel 1727.

Le Quattro Stagioni dall’Op.8, non solo mostrano la capacità semantica della musica, ma anche la capacità del musicista di ricreare i suoni ricorrenti nelle stagioni: il tempo, le suggestioni, l’intimismo. Si possono definire una primordiale tipologia di musica a programma.

Il sonetto, che precede ognuna della quattro stagioni, descrive il ciclo annuale della natura: gli uomini che lavorano e gli animali che lo abitano. Ciascuno dei quattro concerti, quindi, sviluppa musicalmente il suo componimento letterario di autore ignoto, o forse dello stesso Vivaldi: il primo, La  Primavera, raffigurata nel sonetto anteposto, imita, ad esempio, il canto degli uccelli in primavera.  Il dettaglio descrittivo del desiderio raggiunge la sua rappresentazione attraverso il violino solista imitandone il pastore addormentato, mentre i restanti violini imitano il mormorio delle piante e la viola il cane che abbaia.

Il secondo descrive il torpore estivo della natura al sole arido dopo una tempesta, come annunciato nel primo movimento, raggiungendo la sua massima violenza alla fine dell’Autunno (il terzo), che sembra presieduto dal dio Bacco: ha l’ebbrezza soporifera di un abitante del villaggio, vendemmiando felicemente, poi, all’alba, appare una nuova figura, il cacciatore, con i suoi corni e i suoi cani in cerca di prede. Nell’ Inverno (il quarto), predominano le immagini sonore della neve e del ghiaccio, elementi tipici di questa stagione.

Firma di Vivaldi su una lettera contenuta presso gli Archivi di Stato di Bologna. | Archivi di Stato Bologna.  Image by © Arne Hodalic/CORBIS

La popolarità di questo componimento risale allo stesso momento della sua creazione, tanto che, soprattutto del primo concerto, La Primavera, circolarono in Francia alcune copie con imitazioni scritte a mano degli arrangiamenti. Verso la fine degli anni ’30 del XVIII secolo, il pubblico veneziano cominciò a mostrare  poco interesse verso la sua musica, così Vivaldi decise, nel 1741, di tentare la fortuna oltralpe dirigendosi  a Vienna, dove morì in povertà assoluta un mese dopo il suo arrivo.

Dopo la sua morte, la sua musica cadde nell’oblio per un lungo periodo; la riscoperta di queste opere  non avvenne prima del ventesimo secolo, grazie alla mano paziente di Bach, che aveva trascritto precedentemente i suoi dodici concerti per diversi strumenti.

A soli due anni dalla ripresa e dalla diffusione della sua opera, la musica di Vivaldi divenne tra la più eseguita nel mondo. Nonostante il triste epilogo del compositore veneziano e il lungo periodo di abbandono, l’opera di Vivaldi contribuì, attraverso Bach, a gettare le basi per quella che sarebbe stata la musica dei maestri del classicismo, in particolare in Francia, e a consolidare la struttura del concerto solista.

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La Musica in Italia: Arte distrutta?

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Da anni ormai stiamo assistendo ad un declino di quell’arte, la Musica, che in Italia in special modo,  non si sta evolvendo come dovrebbe e come invece sta accadendo in altre nazioni vicine e lontane.

Un sistema viziato che negli anni ha fatto in modo di far morire l’Arte più alta tra le Arti.

Purtroppo, ci si riferisce in special modo all’ambito operistico e classico, l’ignoranza la fa da padrone, in quanto, per un populismo ormai radicato, è divenuta impossibile la naturale evoluzione di cui si avverte la necessità.

Si, populismo, perché purtroppo è anche colpa del pubblico che oggi frequenta teatri e sale da concerto, che con la propria “ignoranza” pretende di imporre le varie stagioni in questi enti.

Si constata ciò in quanto in altre nazioni, come ad esempio la Germania, l’Austria, la Francia o l’America, vi è una varietà di proposte che il pubblico segue e comprende; sicuramente la risposta è una sola: in quanto Arte, la Musica, ingloba in sé diversi ambiti: Letteratura, Storia, Filosofia; ambiti questi che purtroppo, in Italia, sono ormai diventati secondari  se non indifferenti.

Invece, a parere di chi scrive, sono tutti collegati fra di loro, l’uno non prescinde l’altro, nel senso che una Nazione come l’Italia, che di Cultura potrebbe vivere e vendere, non c’è quell’attenzione e quell’interesse per far sì che il popolo si evolva culturalmente.

Se facciamo un passo indietro di soli 200 anni, prendendo ad esempio la Germania, constatiamo che  la cultura veniva messa al primo posto: non si era un musicista completo e credibile se non si avevano solide basi Teologiche, Filosofiche e Letterarie; infatti, se vogliamo ricordare bene le cose, proprio in Germania nasce quella corrente letteraria che gettò le basi e che costrinse i molti compositori dell’epoca a cambiare i loro stili compositivi e, di conseguenza, cambiare i gusti del pubblico. Stiamo parlando del Romanticismo che, agli inizi degli anni ’20 dell’800, sconvolse tutte quelle sicurezze e forme musicali assodate del tempo classico.

Ma andando ancora avanti si arriva alla fine dell’800, epoca in cui vennero rimesse in discussione le tesi sostenute dal Romanticismo, portando quell’evoluzione letteraria e quindi musicale che fece nascere le varie correnti letterarie come il Simbolismo, l’Espressionismo, ecc… apportando così quei cambiamenti culturali da cui nacquero compositori di tutto rispetto: Debussy, Ravel, Wagner,  Strauss, ecc…

Passando all’Italia, invece, tutto ciò sembra che non l’abbia nemmeno sfiorata: l’alta Arte della cultura germanica non ha minimamente sfiorato la nostra Nazione, quando invece doveva prenderla ad esempio. Proprio in Italia, culla dell’opera e di fior fior di operisti e compositori, di letterati, poeti, ecc… , siamo rimasti ancorati a quel senso populistico della musica in quanto tale.

Già a partire dal Romanticismo, in Italia, non vi è stato quel coinvolgimento musicale, ne tanto meno successivamente, che ha portato a quell’evoluzione culturale che in altri paesi ha avuto luogo.

Il motivo? La poca cultura del pubblico, che è sempre rimasto volutamente ancorato a degli stereotipi di musica apparentemente romantica e post-romantica.

Difatti, oggi cosa possiamo sentire nei teatri o nelle sale da concerto? Sempre la stessa musica…!

Perché? Per il motivo sopracitato, la mancata evoluzione culturale!

Si è vero che l’Italia è patria dell’Opera, ma è anche vero che l’Opera è popolare, quindi di conseguenza, deve compiacere il pubblico; pubblico che, ancora oggi, se non gli si fa sentire Verdi o Puccini non va a teatro snobbando tutto il resto.

Se il cultore così vuole essere chiamato, deve adempiere a quei cambiamenti che il tempo gli impone, così come avveniva 200 anni fa; non basta andare a teatro per una serata mondana, andare a teatro significa andare ad una serata di cultura! Ma ci si rende conto che la massa ormai si reca in questi luoghi quasi per moda, non comprendendo quello a cui assiste.

Ecco perché i cartelloni dei teatri o delle stagioni concertistiche sono ormai tutti uguali e sempre con gli stessi titoli.

La colpa di ciò non è solo del pubblico, ma soprattutto dei musicisti che non osano nelle proposte e guidando così il pubblico a quel cambiamento che oggi necessita.

Oggi si parla tanto di musica contemporanea, ma non se ne sente quasi nulla in giro, anzi, viene quasi evitata perché non la si comprende e non si vuole fare fatica per comprenderla.

Allora l’Arte della Musica così facendo è già distrutta.

Non ci lamentiamo se ascoltiamo sempre le stesse opere liriche, gli stessi Studi di Chopin, le Sonate di Beethoven, è già tanto se sentiamo buone esecuzioni.

E non si osi proporre qualcosa non in lingua italiana! Guai!

I commenti sarebbero “…non capisco cosa si dice!…”, anche se non si capiscono le parole la musica è fatta soprattutto di note!

L’arte va coltivata giorno per giorno, proprio come un orticello, solo così le piccole piantine cresceranno e daranno i loro frutti.

Pubblicato anche su: www.lideamagazine.com/le-opinioni-la-musica-in-italia-arte-distrutta/

Guillermo Yepes Boscán: lo scrittore a tutto tondo!

di Marina Agostinacchio

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Guillermo Yepes Boscán,  nato a Caracas nel 1942, Professore della Facoltà di Lettere e Filosofia di Maracaibo, oltre a ricoprire numerosi incarichi  accademici che qui non sto ad elencare, è stato  Vice  Segretario Generale dell’ Istituto Internazionale Jacques Maritain.

Scrittore a tutto tondo, mi interessa dire di lui la dimensione poetica.

Vorrei soffermarmi su una raccolta in particolare, che ebbi  dallo scrittore nell’anno 2000, dopo essermi messa in contatto con lui.

La vida provisional , il nome della silloge, uscita nel 1993,raccoglie poesie degli anni 1970 / 1988.

Il poema da un lato verte sugli interrogativi esistenziali sulla finitezza della vita, dall’altro sulla considerazione della donna come risposta alla nostalgia, al dolore di ciò che non può più tornare.

Nelle poesie si avverte una ” ricerca “, il rispetto per l’Uomo, per le sue passioni, per il suo essere Individuo che anela ad uno stato di purezza, che vuole liberarsi dai “guasti” politici e sociali, dall’eccesso di orgoglio o di superbia.

” Habiamos nacido para colmar la mañana de infinito/ O hacernos de infinito la mañana…”-

Nei testi si può riscontrare l’interrogativo sul senso della scrittura, come momento non meramente destinato alla consacrazione dell’artista, ma manifestazione dell’Io, delle sue profonde necessità di dar forma alle immagini, al ricordo, al processo di trasfigurazione della realtà , all’ansia di “farsi” con prepotenza, da larvale momento intuitivo, farsi fresca, chiara, parola, restitutrice di “adolescenza”.

Un esempio della scrittura onirico-sensuale di Boscan, può essere reperita nella poesia: De la alcoba inundata (La stanza alluvionata) (Edizione Caracas : Ediciones Poes¡a 1993).

Como agua sorprendida ries /Como lluvia a destiempo caes/y te derramas (come acqua ridi sorpresa, /come pioggia cadi in ritardo/ e ti espandi)

Dulce insaciable,/ la sed assedia/ avanza crepitante  la sequía/ (insaziabile dolce,/la assedia la sete/ avanza crepitante la siccità).

Vuelve  de nuevo el trueno, entre las hojas/ crujen las maderas… (torna nuovamente il tuono/tra le foglie scricchiola il legno…)

Dove si può notare il gioco dell’assonanza assedia/ sequía; inoltre la presenza assenza di una lei annunciata nel paragone con la pioggia, un’acqua invasiva e pervasiva, improvvisa e dirompente come un tuono improvviso che fa scricchiolare tra le foglie la corteccia dell’albero, in attesa proprio di questa “rinascita”.

Il poeta termina dicendo:

Tu, esta vez el lecho desbordado,/torrente irrumpes/ y yo sencillamente inagotable rio (Questa volta il letto straripato/- perché- tu torrente irrompi, /mentre-  io semplicemente sono fiume inesauribile – che ti accoglie).

Le frasi suggeriscono nella loro contrazione sintattica visioni che possono affacciarsi alla mente attraverso l’aggiunta di elementi grammaticali: perché; mentre; che ti accoglie.

La poesia è pervasa d sentimenti contrastanti: la passione che assedia il poeta, in un tempo non previsto, comunicata attraverso immagini forti e carichi di sensualità.

Forte l’uso della metafora, dove l’introduzione di termini del mondo fenomenologico bene accompagnano il lettore nello stato d’animo del poeta che oscilla tra la consapevolezza di un accadimento improvviso e un piacevole abbandono  ad esso.

Marina Agostinacchio